“Dopo una lunga battaglia compiuta per attivare l’impianto di affinamento delle acque di Barletta finalmente si sta approdando a una soluzione positiva. Si prende atto che sarà difficile attivare quello esistente, così come emerso dalle audizioni tenutesi durante la vecchia legislatura, e che si dovrà procedere all’installazione dei moduli di affinamento sulla parte terminale dell’impianto stesso. Ma questo, finalmente, entrerà in funzione”.
Lo afferma il consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd), in merito all’esito dell’incontro del 17 maggio scorso, tenutosi nel palazzo del Consiglio regionale, tra Acquedotto Pugliese, Arif, Autorità idrica (Aip), Consorzio di bonifica Terre d’Apulia, Autorità di Bacino per la Puglia e Comune di Barletta. Attraverso la sottoscrizione di un accordo, si sono impegnati a fare ciascuno la sua parte Comune di Barletta, Consorzio di Bonifica e Arif. Questo consentirà, appunto, di far partire finalmente l’impianto, rimasto per anni un monumento allo spreco.
“La cosa importante è che si agisca immediatamente per la ristrutturazione e la manutenzione straordinaria della rete irrigua che porta alla contrada Antenisi, in modo da riutilizzare le acque reflue in agricoltura e contestualmente si ponga l’attenzione sull’altro problema che dovrà essere necessariamente risolto: quello dei canali di raccolta delle acque meteoriche che scaricano direttamente a mare, lungo tutta la litoranea barlettana. Questa questione e quella del riutilizzo delle acque di affinamento devono essere affrontate di pari passo, se si vuole risolvere il problema della balneabilità del nostro mare e dare la possibilità agli agricoltori di avere acqua anche in periodi di siccità e con un costo pari a zero”. Ma se per Barletta è una battaglia quasi vinta, per altri non ancora. “Si deve estendere questo modello anche agli altri Comuni”, dice Mennea. “In particolare a quelli in cui gli impianti di affinamento esistono già, come Margherita, Trinitapoli e Andria. E laddove non ci sono bisogna attivare le stesse procedure per affinare le acque reflue dei depuratori, perché questa acqua – conclude – non finisca in mare o, peggio ancora, nella falda o nell’Ofanto”.
Bari, 19 maggio 2016