«Un’azione gravissima si è consumata durante il consiglio comunale di Barletta svoltosi ieri pomeriggio. Il diritto di parola ed espressione è stato negato dallo stesso Presidente del Consiglio, figura che al contrario dovrebbe tutelarne l’osservanza». Lo dichiara il consigliere comunale di Barletta Ruggiero Mennea a seguito della decisione ingiustificata da parte di Sabino Dicataldo, presidente dell’assise cittadina, di non concedere la facoltà di replica ai sensi dell’articolo 34 e 35 del regolamento del consiglio comunale.
«Il Presidente del Consiglio Dicataldo, secondo quanto afferma il regolamento, dovrebbe ispirarsi a criteri di imparzialità, intervenendo a difesa delle prerogative del Consiglio e dei singoli consiglieri, e ancora assicurare l’osservanza della legge e dello statuto. Non è questo tuttavia l’atteggiamento che il Presidente ha riservato nei miei riguardi e nei riguardi di altri consiglieri di opposizione, quando ho chiesto di intervenire ai sensi dell’art. 34 del regolamento che esplica il fatto personale o la replica. Secondo il sopracitato, un consigliere comunale può chiedere parola qualora si senta attribuire fatti non veri o opinioni non espresse. Io sono stato invitato a tacere, senza darmi neppure la possibilità di motivare la mia richiesta di parola. Un atto di arroganza istituzionale gravissimo. Un attacco alla democrazia e aggiungo alla legalità. Il Presidente del Consiglio Sabino Dicataldo si è ancora una volta dimostrata una figura faziosa che ha volutamente imbavagliato il sottoscritto e gli altri consiglieri di opposizione, non si sa per quali fini reconditi. Le sue manovre di costrizione ledono il principio di libertà e ormai appare evidente che siano atte a nascondere altri interessi di natura politica a me, al momento, ancora sconosciuti. Segnalerò l’accaduto al Prefetto e al Ministero dell’interno per fare in modo che si accendano i riflettori della legalità su una gestione del consiglio a dir poco da censura autoritaristica».