“Azione Puglia è impegnata sul referendum abrogativo della L. 86/2024 sull’autonomia differenziata”, dichiara il Commissario regionale e Capogruppo in Consiglio regionale, Ruggiero Mennea.
“Questa legge iniqua causerà un’ingente sottrazione di risorse alla collettività e la disarticolazione dei servizi come i trasporti, la sanità e l’istruzione, che dovrebbero invece avere una struttura unitaria e a dimensione nazionale. Inoltre, la sottrazione del gettito fiscale alla redistribuzione nazionale viola il principio di solidarietà economica e sociale contenuto nella Costituzione, aumentando le disuguaglianze tra nord e sud e causando il crollo economico dei territori più svantaggiati. Questa riforma, inoltre, aumenterà la complessità e la confusione normativa, con oneri burocratici aggiuntivi per i cittadini e le imprese”.
“L’autonomia differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese all’irrilevanza politica ed economica, anche a livello europeo. E questo non è un problema solo del Mezzogiorno, ma anche del sistema produttivo del centro-nord. Regionalizzando la scuola, infligge un colpo mortale alla stessa identità culturale dell’Italia. Compromette definitivamente il Servizio Sanitario Nazionale: il diritto alla salute sarà riservato a chi potrà permetterselo, e le regioni saranno ancor più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto. Lasciando il “residuo fiscale” alle regioni più ricche, priva il welfare pubblico e universalistico di risorse fondamentali per garantire i diritti sociali a tutte le cittadine e i cittadini”.
“Questi sono i motivi per cui Azione Puglia si impegnerà per abrogare la legge sull’autonomia differenziata, consci che – come giustamente afferma il Segretario Calenda, lo scoglio da superare non sarà la raccolta delle sottoscrizioni, ma raggiungere il quorum per la validità del referendum”, conclude Mennea
FONDO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE: TUTTO DA RIFARE
I Consiglieri regionali Mennea, Clemente e Mazzarano denunciano l’assenza di una visione strategica nell’utilizzo del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. L’elenco delle opere, deciso senza confronto con Sindaci e Consiglio regionale, privilegia alcuni territori a scapito di altri. Chiedono un tavolo per rimodulare le risorse e garantire uno sviluppo equo.